Dopo il decreto del 17 aprile scorso sulla “campagna di pesca del tonno rosso – anno 2019” emanato dal Mipaaft – Dipartimento delle Politiche competitive, della qualità agroalimentare, ippiche e della pesca – Direzione generale della pesca marittima e dell’acquacoltura, che assegna un surplus di quota indivisa di 84,69 tonnellate al sistema di pesca con tonnare fisse, l’azienda Castiglione annuncia ufficialmente le operazioni di calo della tonnara di Favignana.
Consapevole che al momento tale attività non è da considerarsi economicamente sostenibile, la Nino Castiglione accetta il rischio imprenditoriale con l’auspico della ripartizione di una quota garantita e un futuro incremento della stessa. Si tratta d’altro canto di un risultato importante, per l’ottenimento del quale l’azienda ha lavorato alacremente. L’azione più significativa si svolse nell’aprile 2016 quando la Castiglione calò la tonnara a Favignana, senza diritti sul pescato, per salvarla da cancellazione certa da parte dell’Unione Europea. L’operazione richiese un investimento ingente e a fondo perduto, data l’impossibilità di commercializzare il pescato a causa della mancata assegnazione di quote all’isola. Un sacrificio che scongiurò la morte della tonnara di Favignana e che portò nel 2017 – grazie anche agli sforzi congiunti di Ministero, Regione Siciliana e comune di Favignana – alla sua iscrizione tra le tonnare spettanti quota. Nel novembre 2018, il Mipaaft accredita la Nino Castiglione come soggetto in possesso dei requisiti tecnico-amministrativi per il calo della tonnara di Favignana, senza però definire la quota per la stessa. E’ solo con l’ultimo decreto del 17 aprile scorso, che si chiariscono i criteri di assegnazione. Criteri che destano non poca preoccupazione in casa Castiglione: “L’attuale distribuzione delle quote non garantisce la sostenibilità economica della tonnara. Il rischio imprenditoriale è molto alto,” – dichiara Filippo Amodeo, amministratore dell’azienda Castiglione – “ma la nostra ambizione è essere partner tecnico di amministrazioni locali e nazionali e insieme a loro dare dignità al nostro territorio attraverso la pesca sostenibile, l’indotto e il turismo, la ripresa degli antichi mestieri, le produzioni di eccellenza”. L’impegno della Castiglione si spiega ricostruendone la storia: il suo fondatore Nino Castiglione collabora fin da giovane con la tonnara Florio di Favignana. Il suo piglio imprenditoriale lo riporta nell’isola negli anni ’80, questa volta come gestore dell’intero impianto e dello stabilimento. Alla sua morte, avvenuta nel 1987, gli eredi proseguono la gestione della tonnara Florio fino al 1996. Ritornare a gestire la pesca con tonnara a Favignana è quindi, per gli eredi Castiglione, un’ambizione mai sopita: la memoria delle proprie origini e il controllo dell’intera filiera.
Da anni l’azienda Castiglione è il primo produttore di tonno in scatola a marchio delle principali insegne della grande distribuzione italiana e – sebbene sia una realtà industriale con già 230 dipendenti – ha a cuore l’occupazione locale. Calare la tonnara equivale a occupare circa 50 addetti e coinvolgere un indotto significativo. Inoltre, la ripresa della pesca significa recuperare la lavorazione e l’inscatolamento del tonno rosso del Mediterraneo. A questo scopo la famiglia Castiglione ha acquistato il marchio Florio, futuro portavoce di una produzione a km zero, espressione di un territorio e delle sue eccellenze. Chiudendo così un circolo virtuoso iniziato con il fondatore, proseguito con i figli e i nipoti, tessuto con passione e professionalità e con le reti finalmente di nuovo a mare.